Sono reduce di varie conversazioni con amici e colleghi, più o meno della stessa età, conversazioni che navigano ben lontano dalla cena del sabato sera o dell'ultimo album di Elio uscito, restando ben ancorate su argomenti quali il futuro, gli stipendi, i desideri, le pensioni, il lavoro, l'Italia, e via dicendo.
Sono felice perché era da tempo che non mi allenavo più alla difficile arte del "dì-la-tua-senza-che-sembri-una-stronzata" e del confronto sulla politica e sul mondo che si vuole costruire. Ma allo stesso tempo mi sento il cuore pesante e sono preoccupato perché l'immagine che ne viene fuori non è delle migliori. Si vede la nostra amata patria come un Paese che ha perso la voglia del futuro, che si è arenato su un'idea vecchia, consunta, andata; che non vuole innovare, che non vuole rischiare di aprirsi all'Europa e allo straniero. Dove cacciare e vietare sono la via preferita al capire e accogliere. Dove si coltivano e fomentano paure e fobie senza cercare prima di ragionarci sopra.
Ma soprattutto è un Paese in cui io in questo momento difficilmente mi riconosco. Parto da alcuni esempi.
Primo. E' stato sbandierato il fatto che ora non si pagano più le tasse sugli straordinari. Poi se si va a vedere è solo un esperimento di sei mesi, è solo una riduzione del carico fiscale, è solo fino a un certo tetto. Certo, meglio di niente; certo è normale demagogia. Ma dov'è la serietà e la professionalità della classe politica? e del giornalismo? Vecchie domande retoriche, ma bisogna farle.
Secondo. I militari per le strade sono la sconfitta dello stato democratico. Esiste una forza di polizia interna, si potenzi quella. Lo scopo dell'esercito è un altro. "Ma è per questioni di sicurezza...." una piccola forzatura qua, poi la prossima quale sarà? cosa faranno per la nostra sicurezza?
Terzo. Le impronte digitali. Ghandi, modello universalmente riconosciuto, si oppose al fatto che gli inglesi prendessero le impronte digitali agli indiani. Negli States ogni volta che provano a registrare con le impronte, il paese insorge. L'unione Europea si esprime per la prima volta contro una legge di un paese dell'Unione e i vincitori siamo noi... La gente vuole risposte concrete e immediate, ma un po' di lungimiranza fa proprio così schifo?è questa la soluzione?le impronte digitali?
Ecco, faccio fatica a riconoscermi in questo Paese che secondo me vuole aver paura. Che non ragiona.
Ma la vera domanda è: che posso fare? ok, lamentarsi non serve molto, ma quali strumenti ho/abbiamo? Guardare youdem? nah... Una rivoluzione? nah... Fare un giornale? nah.... Fare un blog di protesta? nah....
Non saprei. L'unica al momento sia continuare a parlarne, parlarne, parlarne, parlarne.
Ne parliamo?
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